1. Descrizione generale delle attività di terza missione
Introduzione
La prima missione dell'università (insegnamento) è rivolta alla creazione di figure professionali nei diversi campi, mentre la seconda missione (la ricerca scientifica), da tempo non ha più la sola funzione di soddisfare la mera curiosità del ricercatore ma riveste un sempre più accentuato ruolo in campo economico e come fattore di sviluppo sociale.
Lo sviluppo industriale può essere contestualizzato in diversi periodi storici ma nel 2000 il modello economico è stato costruito utilizzando la tecnologia basata essenzialmente sul potenziale di trasferimento tecnologico e la sua applicabilità industriale. Con questo approccio le industrie innovative hanno un ruolo fondamentale per facilitare lo sviluppo locale.
Il modello economico che vede un insieme di sinergie tra l'accademia, industria e le pubbliche istituzioni è noto come modello a tripla elica. In questo caso i tre soggetti interessati svolgono il ruolo di forze trainanti dello sviluppo del territorio e sono in grado di attivare una sorta di circolo virtuoso di innovazione e di permettere la creazione e la diffusione di nuove conoscenze tecnologiche e, di conseguenza, una marcata diffusione di nuove imprese hi-tech nel territorio [R. Parente, "Co-Evoluzione di cluster Tecnologici", Aracne Editore 2008].
Lo sviluppo industriale e territoriale ottenuto con il metodo di finanziamento pubblico e privato dei distretti tecnologici ha trovato applicazione nel mondo occidentale, soprattutto nei Paesi di lingua inglese, con un elevato impatto tecnologico e scientifico. In Italia la creazione di cluster per mano delle regioni, che sono l'unico istituto che ha il diritto esclusivo di proporre la creazione di un distretto tecnologico, ha trovato una vasta scelta. Anche la Puglia ha istituito gruppi di tecnologie, anche se a tutt'oggi non vi è un settore produttivo capace di attrarre ulteriori cluster, nonché le regioni e gli investitori dell'UE, a partecipare a programmi di ricerca multidisciplinari e ad altre azioni di collaborazione definiti nel progetto.
Le università hanno in questo modello un ruolo fondamentale, in quanto per produrre nuova conoscenza ci si deve collocare sulla “frontiera della scienza”, cioè in quei settori ai margini della conoscenza consolidata, dai quali scaturiscono le autentiche innovazioni e che sono troppo rischiosi e di non immediata remunerazione per essere oggetto di investimento da parte delle industrie.
Da ciò scaturisce una delle declinazioni della terza missione delle università, ossia assumere un più diretto “ruolo imprenditoriale”. E' evidente che in questo caso l'obiettivo sia essenzialmente la valorizzazione economica della conoscenza.
Una seconda declinazione della terza missione comprende l'insieme delle attività con le quali le università contribuiscono alla formazione di beni immateriali pubblici, che aumentano il benessere della società e che hanno un valore culturale, sociale ed educativo. La fruizione di tali beni non ha un ritorno economico immediato, perché per essi non è possibile stabile un prezzo, tuttavia sul medio e lungo termine essi contribuiscono allo sviluppo armonico della società civile, migliorando quindi anche la qualità della vita su basi economiche.
Nel primo tipo di terza missione finora descritto il problema più rilevante è di tipo legislativo, perché è necessario prevedere delle norme che trasformino la conoscenza prodotta da bene pubblico a privato, mentre la sua valorizzazione economica è facilemente ottenibile in base ai valori di mercato (ad esempio costo di brevetti, costruzione di prototipi, ecc.).
Nel secondo tipo la misurazione e la valorizzazione dei beni prodotti è complessa e non sempre è possibile individuare un costo/prezzo da parte delle istituzioni, pertanto il loro impatto sulla società non è visibile né quantificabile.
Un'analisi del rapporto ANVUR 2004-2010 sulla terza missione chiarisce in modo evidente tali difficoltà, infatti la terza missione del primo tipo è peculiare delle macroaree scientifiche, con ingegneria industriale ed informatica ai primi posti (41%), seguite da scienze chimiche (16%), mentre sono completamente assenti le aree giuridiche ed umanistiche.
Dipartimento di chimica: attività di terza missione
Le attività di terza missione svolte dal Dipartimento di Chimica si concretizzano nella valorizzazione della conoscenza attraverso il trasferimento scientifico-tecnologico dal laboratorio all'impresa, l'esecuzione di attività di ricerca e/o consulenza per conto terzi, la nascita di società spin-off. Tali attività sono essenzialmente legate allo sviluppo di linee di ricerca differenziate e avanzate, che affrontano in modo trasversale argomenti correlati a tematiche strategiche per il territorio.
Particolarmente rilevante è l'attività brevettuale, che vede molti afferenti al Dipartimento di Chimica come co-proponenti e in alcuni casi anche come titolari del brevetto.
Le tematiche riguardano essenzialmente la messa a punto di nuovi materiali basati sulla tecnologia plasmo-chimica, applicati a vari settori industriali, quali, a titolo di puro esempio, il biomedicale, il packaging, la protezione di pietre naturali. Non è quindi un caso se proprio da questa tematica sia stato gemmato il primo spin off dell'Università di Bari, Plasma Solution, nato con l'idea di finalizzare a scopi industriali il know-how scientifico accumulato sui processi via plasma freddo per la modifica dei materiali. La tipologia della clientela attuale, cosi come riportato dalla home page dello spin off, è essenzialmente la seguente: grandi industrie nazionali e multinazionali (auto, pneumatici, medicali), aziende di stato (carte valori, documenti, etc…), PMI (carta, gioielli, polimeri, vetro, marmi, prodotti biomedicali), Università italiane e straniere, Centri di ricerca italiani e stranieri.
Gli altri spin off presenti nel dipartimento, ossia LEnviroS srl, nato nel Novembre 2005, e Synchimia, sviluppato più di recente, si occupano, rispettivamente, di monitoraggio ambientale, progettazione e realizzazione di attività di monitoraggio ambientale e metodologie innovative per il monitoraggio della qualità dell´aria, e di sintesi di composti organici, organometallici, ed inorganici nano strutturati, di interesse in settori strategici quali quelli della fotonica, dell'elettronica, il farmaceutico, l'agro-alimentare e il biologico.
Purtroppo, come riportato nella relazione ANVUR, anche gli spin off del Dipartimento di Chimica hanno sofferto del problema generale di queste aziende, amplificato dalla difficile situazione economica (gli spin off citati sono tutti nati prima della crisi iniziata nel 2008 e l'hanno subita in pieno), ossia il non essere riusciti, ad oggi, ad evolvere in start-up o aziende vere e proprie, pur continuando a svolgere un ruolo rilevante nell'ambito del territorio.
I numerosi consorzi che insistono sul Dipartimento di Chimica contribuiscono, soprattutto con la loro produzione scientifica e progettualità, ad estendere la terza missione del dipartimento anche sul territorio nazionale.
In ultimo numerosi docenti e ricercatori svolgono attività di servizio individuale conto terzi, anche grazie alla numerosa strumentazione all'avanguardia ottenuta grazie a progetti realizzati sia con enti pubblici che privati (Regione Puglia, MIUR, ENEL ecc.).
Un'altra azione di terza missione portata avanti dal Dipartimento di Chimica tende a dare un contributo alla diffusione della cultura scientifica nella società, attraverso iniziative di divulgazione della chimica rivolte al mondo dell'infanzia, a studenti delle scuole di ogni ordine e grado (scuole elementari, scuole medie inferiori e superiori), nonché alla cittadinanza intera.
Tra le attività di “public engagement” più rilevanti organizzate in tal senso dal Dipartimento di Chimica vanno annoverate le attività di orientamento rivolte alle scuole superiori, utilizzando sia il Progetto Lauree Scientifiche (PLS), nato con la motivazione iniziale di incrementare il numero di iscritti ai corsi di laurea in Chimica, Fisica, Matematica e Scienza dei materiali e poi evolutosi mantenendo le finalità di orientamento per gli studenti ma arricchendosi di un coinvolgimento più efficace degli insegnanti, sia progetti di alternanza scuola-lavoro, ossia percorsi progettati, attuati, verificati e valutati sotto la responsabilità dell'istituzione scolastica o formativa, sulla base di apposite convenzioni con le imprese, con le rispettive associazioni di rappresentanza, con le camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura o con gli enti pubblici e privati, ivi inclusi quelli del terzo settore, disponibili ad accogliere gli studenti per periodi di apprendimento in situazione lavorativa, che non costituiscono rapporto individuale di lavoro. Nello stesso ambito rientrano le iniziative di divulgazione scientifica per un pubblico di non-specialisti quali gli incontri caffè-scienza e le interviste e/o articoli divulgativi in televisioni e giornali a diffusione nazionale e locale.
Introduzione
La prima missione dell'università (insegnamento) è rivolta alla creazione di figure professionali nei diversi campi, mentre la seconda missione (la ricerca scientifica), da tempo non ha più la sola funzione di soddisfare la mera curiosità del ricercatore ma riveste un sempre più accentuato ruolo in campo economico e come fattore di sviluppo sociale.
Lo sviluppo industriale può essere contestualizzato in diversi periodi storici ma nel 2000 il modello economico è stato costruito utilizzando la tecnologia basata essenzialmente sul potenziale di trasferimento tecnologico e la sua applicabilità industriale. Con questo approccio le industrie innovative hanno un ruolo fondamentale per facilitare lo sviluppo locale.
Il modello economico che vede un insieme di sinergie tra l'accademia, industria e le pubbliche istituzioni è noto come modello a tripla elica. In questo caso i tre soggetti interessati svolgono il ruolo di forze trainanti dello sviluppo del territorio e sono in grado di attivare una sorta di circolo virtuoso di innovazione e di permettere la creazione e la diffusione di nuove conoscenze tecnologiche e, di conseguenza, una marcata diffusione di nuove imprese hi-tech nel territorio [R. Parente, "Co-Evoluzione di cluster Tecnologici", Aracne Editore 2008].
Lo sviluppo industriale e territoriale ottenuto con il metodo di finanziamento pubblico e privato dei distretti tecnologici ha trovato applicazione nel mondo occidentale, soprattutto nei Paesi di lingua inglese, con un elevato impatto tecnologico e scientifico. In Italia la creazione di cluster per mano delle regioni, che sono l'unico istituto che ha il diritto esclusivo di proporre la creazione di un distretto tecnologico, ha trovato una vasta scelta. Anche la Puglia ha istituito gruppi di tecnologie, anche se a tutt'oggi non vi è un settore produttivo capace di attrarre ulteriori cluster, nonché le regioni e gli investitori dell'UE, a partecipare a programmi di ricerca multidisciplinari e ad altre azioni di collaborazione definiti nel progetto.
Le università hanno in questo modello un ruolo fondamentale, in quanto per produrre nuova conoscenza ci si deve collocare sulla “frontiera della scienza”, cioè in quei settori ai margini della conoscenza consolidata, dai quali scaturiscono le autentiche innovazioni e che sono troppo rischiosi e di non immediata remunerazione per essere oggetto di investimento da parte delle industrie.
Da ciò scaturisce una delle declinazioni della terza missione delle università, ossia assumere un più diretto “ruolo imprenditoriale”. E' evidente che in questo caso l'obiettivo sia essenzialmente la valorizzazione economica della conoscenza.
Una seconda declinazione della terza missione comprende l'insieme delle attività con le quali le università contribuiscono alla formazione di beni immateriali pubblici, che aumentano il benessere della società e che hanno un valore culturale, sociale ed educativo. La fruizione di tali beni non ha un ritorno economico immediato, perché per essi non è possibile stabile un prezzo, tuttavia sul medio e lungo termine essi contribuiscono allo sviluppo armonico della società civile, migliorando quindi anche la qualità della vita su basi economiche.
Nel primo tipo di terza missione finora descritto il problema più rilevante è di tipo legislativo, perché è necessario prevedere delle norme che trasformino la conoscenza prodotta da bene pubblico a privato, mentre la sua valorizzazione economica è facilemente ottenibile in base ai valori di mercato (ad esempio costo di brevetti, costruzione di prototipi, ecc.).
Nel secondo tipo la misurazione e la valorizzazione dei beni prodotti è complessa e non sempre è possibile individuare un costo/prezzo da parte delle istituzioni, pertanto il loro impatto sulla società non è visibile né quantificabile.
Un'analisi del rapporto ANVUR 2004-2010 sulla terza missione chiarisce in modo evidente tali difficoltà, infatti la terza missione del primo tipo è peculiare delle macroaree scientifiche, con ingegneria industriale ed informatica ai primi posti (41%), seguite da scienze chimiche (16%), mentre sono completamente assenti le aree giuridiche ed umanistiche.
Dipartimento di chimica: attività di terza missione
Le attività di terza missione svolte dal Dipartimento di Chimica si concretizzano nella valorizzazione della conoscenza attraverso il trasferimento scientifico-tecnologico dal laboratorio all'impresa, l'esecuzione di attività di ricerca e/o consulenza per conto terzi, la nascita di società spin-off. Tali attività sono essenzialmente legate allo sviluppo di linee di ricerca differenziate e avanzate, che affrontano in modo trasversale argomenti correlati a tematiche strategiche per il territorio.
Particolarmente rilevante è l'attività brevettuale, che vede molti afferenti al Dipartimento di Chimica come co-proponenti e in alcuni casi anche come titolari del brevetto.
Le tematiche riguardano essenzialmente la messa a punto di nuovi materiali basati sulla tecnologia plasmo-chimica, applicati a vari settori industriali, quali, a titolo di puro esempio, il biomedicale, il packaging, la protezione di pietre naturali. Non è quindi un caso se proprio da questa tematica sia stato gemmato il primo spin off dell'Università di Bari, Plasma Solution, nato con l'idea di finalizzare a scopi industriali il know-how scientifico accumulato sui processi via plasma freddo per la modifica dei materiali. La tipologia della clientela attuale, cosi come riportato dalla home page dello spin off, è essenzialmente la seguente: grandi industrie nazionali e multinazionali (auto, pneumatici, medicali), aziende di stato (carte valori, documenti, etc…), PMI (carta, gioielli, polimeri, vetro, marmi, prodotti biomedicali), Università italiane e straniere, Centri di ricerca italiani e stranieri.
Gli altri spin off presenti nel dipartimento, ossia LEnviroS srl, nato nel Novembre 2005, e Synchimia, sviluppato più di recente, si occupano, rispettivamente, di monitoraggio ambientale, progettazione e realizzazione di attività di monitoraggio ambientale e metodologie innovative per il monitoraggio della qualità dell´aria, e di sintesi di composti organici, organometallici, ed inorganici nano strutturati, di interesse in settori strategici quali quelli della fotonica, dell'elettronica, il farmaceutico, l'agro-alimentare e il biologico.
Purtroppo, come riportato nella relazione ANVUR, anche gli spin off del Dipartimento di Chimica hanno sofferto del problema generale di queste aziende, amplificato dalla difficile situazione economica (gli spin off citati sono tutti nati prima della crisi iniziata nel 2008 e l'hanno subita in pieno), ossia il non essere riusciti, ad oggi, ad evolvere in start-up o aziende vere e proprie, pur continuando a svolgere un ruolo rilevante nell'ambito del territorio.
I numerosi consorzi che insistono sul Dipartimento di Chimica contribuiscono, soprattutto con la loro produzione scientifica e progettualità, ad estendere la terza missione del dipartimento anche sul territorio nazionale.
In ultimo numerosi docenti e ricercatori svolgono attività di servizio individuale conto terzi, anche grazie alla numerosa strumentazione all'avanguardia ottenuta grazie a progetti realizzati sia con enti pubblici che privati (Regione Puglia, MIUR, ENEL ecc.).
Un'altra azione di terza missione portata avanti dal Dipartimento di Chimica tende a dare un contributo alla diffusione della cultura scientifica nella società, attraverso iniziative di divulgazione della chimica rivolte al mondo dell'infanzia, a studenti delle scuole di ogni ordine e grado (scuole elementari, scuole medie inferiori e superiori), nonché alla cittadinanza intera.
Tra le attività di “public engagement” più rilevanti organizzate in tal senso dal Dipartimento di Chimica vanno annoverate le attività di orientamento rivolte alle scuole superiori, utilizzando sia il Progetto Lauree Scientifiche (PLS), nato con la motivazione iniziale di incrementare il numero di iscritti ai corsi di laurea in Chimica, Fisica, Matematica e Scienza dei materiali e poi evolutosi mantenendo le finalità di orientamento per gli studenti ma arricchendosi di un coinvolgimento più efficace degli insegnanti, sia progetti di alternanza scuola-lavoro, ossia percorsi progettati, attuati, verificati e valutati sotto la responsabilità dell'istituzione scolastica o formativa, sulla base di apposite convenzioni con le imprese, con le rispettive associazioni di rappresentanza, con le camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura o con gli enti pubblici e privati, ivi inclusi quelli del terzo settore, disponibili ad accogliere gli studenti per periodi di apprendimento in situazione lavorativa, che non costituiscono rapporto individuale di lavoro. Nello stesso ambito rientrano le iniziative di divulgazione scientifica per un pubblico di non-specialisti quali gli incontri caffè-scienza e le interviste e/o articoli divulgativi in televisioni e giornali a diffusione nazionale e locale.
Quadro I.1 - PROPRIETÀ INTELLETTUALE
Quadro abilitato in compilazione per il livello di aggregazione dati dell'Ateneo
Quadro abilitato in compilazione per il livello di aggregazione dati dell'Ateneo
Quadro I.2 - SPIN-OFF
Quadro abilitato in compilazione per il livello di aggregazione dati dell'Ateneo
Quadro I.3 - ATTIVITÀ CONTO TERZI
Quadro I.4 - PUBLIC ENGAGEMENT
Quadro I.5 - PATRIMONIO CULTURALE
N. | Nome della struttura di gestione | Numero di siti museali gestiti dal polo museale | Numero di giorni di apertura nell'anno | Spazi dedicati in mq | Budget impegnato nell'anno | Totale finanziamenti esterni | N.ro di visitatori nell'anno | N.ro di visitatori nell'anno paganti | Presenza sistema rilevazione presenze |
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
1. | CISMUS – Centro Interdipartimentale di Servizi per la Museologia Scientifica | 6 | 180 | 12.000 | 0 | 35.000 | 8.000 | 4.000 | si |
Quadro abilitato in compilazione per il livello di aggregazione dati Ateneo
Quadro I.6 - TUTELA DELLA SALUTE
Quadro I.7 - FORMAZIONE CONTINUA
Quadro I.8 - STRUTTURE DI INTERMEDIAZIONE
Quadro abilitato in compilazione per il livello di aggregazione dati Ateneo
N. | Ragione sociale | Anno di inizio partecipazione | Finalità prevalente | Tra i primi 10 dell'Ateneo |
---|---|---|---|---|
1. | MEDIS - Distretto Meccatronico Regionale della Puglia - Società Consortile a responsabilità limitata | 2007 | Trasferimento tecnologico (distretti tecnologici e centri di competenza tecnologica), Sostegno all'imprenditorialità (es. PNI Cube), Gestione di attività di formazione e networking legate alla valorizzazione della ricerca (es. NetVal), Accesso ai finanziamenti pubblici orientati al trasferimento tecnologico (es. APRE), | Si |
2. | DHITECH Distretto Tecnologico High -Tech S.c.a r.l. | 2008 | Trasferimento tecnologico (distretti tecnologici e centri di competenza tecnologica), Gestione di attività di formazione e networking legate alla valorizzazione della ricerca (es. NetVal), | Si |
3. | DTA - Distretto Tecnologico Aerospaziale Scarl | 2009 | Trasferimento tecnologico (distretti tecnologici e centri di competenza tecnologica), Sostegno all'imprenditorialità (es. PNI Cube), Accesso ai finanziamenti pubblici orientati al trasferimento tecnologico (es. APRE), | Si |
4. | Distretto H-BIO Puglia S.c.r.l. - Distretto Tecnologico Pugliese Salute dell'Uomo e Biotecnologie Scarl | 2012 | Gestione di attività di formazione e networking legate alla valorizzazione della ricerca (es. NetVal), | |
5. | CINMPIS - Consorzio Interuniversitario Nazionale di ricerca in Metodologie e Processi Innovativi di Sintesi | 1993 | Gestione di attività di formazione e networking legate alla valorizzazione della ricerca (es. NetVal), | |
6. | CINSA - Consorzio Interuniversitario Nazionale per le Scienze Ambientali | 1995 | Gestione di attività di formazione e networking legate alla valorizzazione della ricerca (es. NetVal), | |
7. | CIRCC - Consorzio Interuniversitario per le Reattività Chimiche e la Catalisi | 1993 | Gestione di attività di formazione e networking legate alla valorizzazione della ricerca (es. NetVal), | |
8. | CIRCMSB - Consorzio Interuniversitario di Ricerca in Chimica dei Metalli nei Sistemi Biologici | 1991 | Trasferimento tecnologico (distretti tecnologici e centri di competenza tecnologica), Gestione di attività di formazione e networking legate alla valorizzazione della ricerca (es. NetVal), | |
9. | CONISMA - COnsorzio Nazionale Interuniversitario per le Scienze del MAre | 1994 | Gestione di attività di formazione e networking legate alla valorizzazione della ricerca (es. NetVal), | Si |
10. | CSGI - Consorzio per lo Sviluppo dei sistemi a Grande Interfase | 2012 | Trasferimento tecnologico (distretti tecnologici e centri di competenza tecnologica), Sostegno all'imprenditorialità (es. PNI Cube), Gestione di attività di formazione e networking legate alla valorizzazione della ricerca (es. NetVal), | |
11. | INCA - Consorzio Interuniversitario Nazionale per la Chimica per l'Ambiente | 1993 | Trasferimento tecnologico (distretti tecnologici e centri di competenza tecnologica), Gestione di attività di formazione e networking legate alla valorizzazione della ricerca (es. NetVal), | |
12. | INSTM - Consorzio Interuniversitario Nazionale per la Scienza e Tecnologia dei Materiali | 1993 | Trasferimento tecnologico (distretti tecnologici e centri di competenza tecnologica), Gestione di attività di formazione e networking legate alla valorizzazione della ricerca (es. NetVal), | |
13. | DIPAR - Distretto Produttivo dell'Ambiente e del Riutilizzo | 2010 | Sostegno all'imprenditorialità (es. PNI Cube), Gestione di attività di formazione e networking legate alla valorizzazione della ricerca (es. NetVal), | |
14. | Consorzio PROCOMP - Consorzio per lo Sviluppo ed applicazione di tecniche di progettazione avanzata per la realizzazione di componentistica per trasporti terrestri e Ferroviari | 2003 | Trasferimento tecnologico (distretti tecnologici e centri di competenza tecnologica), Gestione di attività di formazione e networking legate alla valorizzazione della ricerca (es. NetVal), | |
15. | L.A.SER. INN. S.c.a r.l.” - Società Consortile a Responsabilità Limitata, Laboratori per l'Accelerazione dei SERvizi d'INNovazione EX Centro Laser Società Consortile a.r.l. | 1982 | Gestione di attività di formazione e networking legate alla valorizzazione della ricerca (es. NetVal), | |
16. | PASTIS - Centro nazionale per la ricerca e lo sviluppo dei materiali (CNRSM) | 1995 | Trasferimento tecnologico (distretti tecnologici e centri di competenza tecnologica), Gestione di attività di formazione e networking legate alla valorizzazione della ricerca (es. NetVal), | |
17. | IMPRESAMBIENTE Scarl | 2006 | Trasferimento tecnologico (distretti tecnologici e centri di competenza tecnologica), Gestione di attività di formazione e networking legate alla valorizzazione della ricerca (es. NetVal), |