Il Dipartimento di Biologia Ambientale e le istituzioni storiche da cui tra origine ha da sempre svolto una attività di trasferimento delle conoscenze acquisite attraverso la ricerca scientifica verso la società.
Tali azioni hanno riguardato la collaborazione con le diverse Istituzioni del territorio (Regione, Città Metropolitana e Comuni), come anche l'organizzazione di eventi a carattere locale, nazionale ed internazionale promossi nell'ambito delle Società Scientifiche alle quali afferisce il personale docente del Dipartimento (ad esempio i seminari di aggiornamento e divulgazione nell'ambito della Sezione Laziale della Società Botanica Italiana).
Nell'ambito del public engagement, il Dipartimento è fortemente impegnato in attività di divulgazione scientifica per mezzo di libri di divulgazione, articoli su quotidiani e periodici, interventi a trasmissioni radiofoniche, interviste televisive e conferenze sul territorio.
Un altro impegno importante dei docenti del Dipartimento di Biologia Ambientale riguarda l'ambito della formazione continua volta ad accrescere il bagaglio di conoscenze e ad elevare il livello professionale di un'ampia platea di utenti. Per quanto riguarda l'area sanitaria, tra le attività svolte dal Dipartimento, menzioniamo il Master interfacoltà di secondo livello in Fitoterapia, volto a consolidare l'apprendimento permanente di biologi, farmacisti e medici.
Infine, al Dipartimento di Biologia Ambientale afferiscono tre musei di elevata valenza culturale e naturalistica, quali il Museo di Antropologia, il Museo Erbario e l'Orto Botanico, che rappresentano un aspetto particolarmente qualificante per le attività di terza missione.
Il Museo di Antropologia è intitolato all'antropologo positivista Giuseppe Sergi che lo fondò nel 1884. Il museo conserva collezioni e reperti di grande interesse per l'antropologia fisica, la paleoantropologia e la primatologia. Il settore espositivo ospita percorsi didattici regolarmente aperti agli studenti e al pubblico esterno all'università.
Il Museo conserva migliaia di reperti riguardanti la variabilità umana attuale e la storia naturale dell'uomo e degli altri primati. Di particolare interesse sono i due Neanderthal rinvenuti a Roma (Saccopastore), le serie scheletriche di varie epoche preistoriche e storiche provenienti da tutto il mondo, la collezione craniologica di primati non-umani, lo strumentario antropologico e psico-fisiologico di fine '800. Il settore espositivo si articola in una sala audio-visivi e due esposizioni, rispettivamente dedicate all'evoluzione umana e alla storia dell'antropologia alla Sapienza fra '800 e '900. La visita è aperta a tutti e viene assicurato un servizio di visite guidate su prenotazione con particolare riferimento a gruppi scolastici di ogni ordine e grado per un totale di circa duemila studenti l'anno.
Nel museo si svolgono ricerche di paleoantropologia e di biologia scheletrica e dentaria, che riguardano principalmente l'evoluzione del genere Homo, con particolare riferimento ai Neanderthal, la biologia di popolazioni umane antiche in Italia e nel Nord Africa, l'anatomia comparata dei primati.
Al Dipartimento di Biologia Ambientale afferisce anche il Museo Erbario, considerato per importanza il secondo erbario d'Italia, essendovi conservati circa un milione di esemplari. L'origine delle collezioni risale al 1872 ad opera di Giuseppe De Notaris. Nel Museo Erbario sono ospitate sette importanti collezioni storico-contemporanee, nelle quali sono presenti campioni provenienti sia dal territorio italiano che dal resto del mondo; tali collezioni hanno una valenza multipla: scientifica, per ricerche di base di tipo tassonomico, biosistematico, floristico, fitogeografico e fitochimico; didattica, in quanto è possibile osservare in uno spazio limitato un numero cospicuo di campioni appartenenti a taxa diversi, provenienti da luoghi anche molto lontani; storica, negli studi sulla diversità vegetale per i campioni raccolti in epoche passate, in località che hanno subito profonde alterazioni.
Attualmente il Museo ha sede al secondo piano dell'edificio di Botanica della Città Universitaria dove svolge un'intensa attività in linea con i molteplici ruoli propri di un moderno Museo naturalistico. Oltre ad attività di conservazione, incremento e catalogazione informatizzata delle collezioni, il Museo Erbario ospita esercitazioni per diversi corsi universitari e mette a disposizione le collezioni per studi scientifici, per Tesi di Laurea e di Dottorato di Ricerca, accogliendo ogni anno numerosi studenti e ricercatori italiani e stranieri. Il Museo inoltre invia informazioni su richiesta a studiosi di tutto il mondo, ospita visite guidate per scuole di ogni ordine e grado previa prenotazione, partecipa a mostre e giornate di studio, partecipa a progetti finalizzati alla diffusione della cultura scientifica e promuove attività editoriale su temi botanici.
Il Museo Orto Botanico si estende su una superficie di 12 ettari sulla sponda destra del Tevere, fra Via della Lungara e il colle del Gianicolo, occupando parte dell'Ager Vaticanus, che in antico era una zona suburbana. Le testimonianze storiche e archeologiche sono numerose e aumentano la capacità attrattiva dell'Orto favorendo l'integrazione tra le collezioni botaniche e il patrimonio storico della città di Roma.
Le origini dell'Orto si possono far risalire a Papa Alessandro VII (1655-67) il quale si prodigò affinché l'Università avesse il suo Orto Botanico, svincolato da quello vaticano, stabilendo la sede in un'area alle spalle della Fontana Paolina sul Gianicolo. Nel 1820 la sede fu spostata nel giardino di Palazzo Salviati alla Lungara e, dopo l'Unità d'Italia, nel giardino dell'ex convento di S. Lorenzo in via Panisperna.
La sistemazione definitiva nel giardino di Palazzo Riario-Corsini risale al 1883, quando la proprietà passò allo Stato. Il primo nucleo del Palazzo Corsini fu costruito dal cardinale Raffaele Riario nel 1511. L'ampio giardino dietro il Palazzo si sviluppava verso il Gianicolo fino a Porta San Pancrazio e si estendeva fino all'attuale piazzale Garibaldi. Nel 1736 il duca Nicola Riario Sforza vendette la proprietà al cardinale Neri Corsini e a suo fratello Bartolomeo III. La ristrutturazione del Palazzo e del giardino fu affidata a Ferdinando Fuga nel 1741, il quale riorganizzò l'asse prospettico, estendendolo dal cortile del Palazzo alla “Scalinata delle Undici Fontane”, caratterizzata da cinque vasche digradanti da cui zampillano undici getti d'acqua. La parte basale del giardino era organizzata in una serie di aiuole. C'erano, inoltre labirinti, realizzati con carpini e un “teatro di verzura” con pilastri di alloro ed olmi, con al centro una fontana marmorea, realizzata nel 1742 dallo scultore Giuseppe Poddi.
Nel 1883 Tommaso Corsini vendette allo Stato il Palazzo, destinato a sede dell'Accademia dei Lincei e donò al Comune il giardino e parte del bosco. Quando fu realizzato l'Orto Botanico, la fisionomia del giardino fu alterata e l'accesso dalla Cavallerizza, la cancellata a pilastri disegnata dal Fuga, fu spostato a largo Cristina di Svezia.
Pietro Romualdo Pirotta fu chiamato dal Ministro della Pubblica Istruzione a dirigere l'Istituto Botanico dell'Università di Roma. In quel periodo fu rimessa in uso la Serra Corsini, la serra calda che era servita al tempo dei Corsini per il ricovero invernale delle piante. Nel 1888-89 fu costruita, su progetto di Giulio Podesti, la palazzina adibita a sede della Direzione, precedentemente situata presso l'Istituto in Via Panisperna. Il Professor Pirotta fece trasferire le collezioni di piante da Via Panisperna al nuovo Orto Botanico. Nel 1890 la Serra “Giardino d'inverno”, realizzata nel 1877 dalla Ditta Mathian di Lione, fu riadattata nell'attuale Serra Monumentale, addossata alla palazzina Podesti.
Attualmente l'area in piano dell'Orto riflette l'assetto del giardino storico Riario-Corsini, arricchito con specie arboree, fra le quali numerose palme che disegnano il viale principale. Fra le collezioni, quella delle palme è fra quelle di maggior rilievo per l'elevato numero di entità coltivate all'aperto. La collezione delle gimnosperme occupa parte della zona collinare e comprende numerose specie inserite nella Red List della IUCN (l'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura). Il bosco sempreverde, che si estende nella zona collinare, rappresenta una testimonianza della vegetazione che ricopriva in passato il Gianicolo. La collezione dei bambù è fra le più ricche in Europa.
Il disegno del Roseto, che si trova nella parte bassa del colle del Gianicolo, è stato realizzato nel 1994 con una numerazione crescente, che segue lo schema di derivazione delle rose moderne dalle prime rose spontanee. Il Giardino degli Aromi è organizzato in una serie di vasche in muratura che accolgono specie riconoscibili attraverso caratteristiche tattili (ad esempio la pubescenza) o olfattive (l'aroma) e corredate da cartellini in Braille. Gli ambienti acquatici sono rappresentati da piccole cascate, da un ruscello e da un piccolo lago nella parte bassa, vicino alla Serra Corsini. Il Giardino Giapponese è stato realizzato su progetto dell'architetto Ken Nakajima ed è caratterizzato, secondo un modello orientale, da giochi d'acqua, piccole cascate, due laghetti e una pagoda.
La Banca del Germoplasma dell'Orto Botanico è uno dei nodi della RIBES, la Rete Italiana Banche del Germoplasma per la Conservazione ex situ della Flora Spontanea Italiana, che per le tecniche di conservazione fa riferimento ai Kew Gardens. La Banca effettua scambi di semi con gli Orti Botanici in Italia e nel mondo.
Per quanto riguarda la divulgazione, le strategie gestionali dell'Orto sono mirate a valorizzare la diffusione delle conoscenze botaniche. A tal fine il Centro Visite accoglie e organizza le richieste di singoli e di scuole di ogni ordine e grado.
Tali azioni hanno riguardato la collaborazione con le diverse Istituzioni del territorio (Regione, Città Metropolitana e Comuni), come anche l'organizzazione di eventi a carattere locale, nazionale ed internazionale promossi nell'ambito delle Società Scientifiche alle quali afferisce il personale docente del Dipartimento (ad esempio i seminari di aggiornamento e divulgazione nell'ambito della Sezione Laziale della Società Botanica Italiana).
Nell'ambito del public engagement, il Dipartimento è fortemente impegnato in attività di divulgazione scientifica per mezzo di libri di divulgazione, articoli su quotidiani e periodici, interventi a trasmissioni radiofoniche, interviste televisive e conferenze sul territorio.
Un altro impegno importante dei docenti del Dipartimento di Biologia Ambientale riguarda l'ambito della formazione continua volta ad accrescere il bagaglio di conoscenze e ad elevare il livello professionale di un'ampia platea di utenti. Per quanto riguarda l'area sanitaria, tra le attività svolte dal Dipartimento, menzioniamo il Master interfacoltà di secondo livello in Fitoterapia, volto a consolidare l'apprendimento permanente di biologi, farmacisti e medici.
Infine, al Dipartimento di Biologia Ambientale afferiscono tre musei di elevata valenza culturale e naturalistica, quali il Museo di Antropologia, il Museo Erbario e l'Orto Botanico, che rappresentano un aspetto particolarmente qualificante per le attività di terza missione.
Il Museo di Antropologia è intitolato all'antropologo positivista Giuseppe Sergi che lo fondò nel 1884. Il museo conserva collezioni e reperti di grande interesse per l'antropologia fisica, la paleoantropologia e la primatologia. Il settore espositivo ospita percorsi didattici regolarmente aperti agli studenti e al pubblico esterno all'università.
Il Museo conserva migliaia di reperti riguardanti la variabilità umana attuale e la storia naturale dell'uomo e degli altri primati. Di particolare interesse sono i due Neanderthal rinvenuti a Roma (Saccopastore), le serie scheletriche di varie epoche preistoriche e storiche provenienti da tutto il mondo, la collezione craniologica di primati non-umani, lo strumentario antropologico e psico-fisiologico di fine '800. Il settore espositivo si articola in una sala audio-visivi e due esposizioni, rispettivamente dedicate all'evoluzione umana e alla storia dell'antropologia alla Sapienza fra '800 e '900. La visita è aperta a tutti e viene assicurato un servizio di visite guidate su prenotazione con particolare riferimento a gruppi scolastici di ogni ordine e grado per un totale di circa duemila studenti l'anno.
Nel museo si svolgono ricerche di paleoantropologia e di biologia scheletrica e dentaria, che riguardano principalmente l'evoluzione del genere Homo, con particolare riferimento ai Neanderthal, la biologia di popolazioni umane antiche in Italia e nel Nord Africa, l'anatomia comparata dei primati.
Al Dipartimento di Biologia Ambientale afferisce anche il Museo Erbario, considerato per importanza il secondo erbario d'Italia, essendovi conservati circa un milione di esemplari. L'origine delle collezioni risale al 1872 ad opera di Giuseppe De Notaris. Nel Museo Erbario sono ospitate sette importanti collezioni storico-contemporanee, nelle quali sono presenti campioni provenienti sia dal territorio italiano che dal resto del mondo; tali collezioni hanno una valenza multipla: scientifica, per ricerche di base di tipo tassonomico, biosistematico, floristico, fitogeografico e fitochimico; didattica, in quanto è possibile osservare in uno spazio limitato un numero cospicuo di campioni appartenenti a taxa diversi, provenienti da luoghi anche molto lontani; storica, negli studi sulla diversità vegetale per i campioni raccolti in epoche passate, in località che hanno subito profonde alterazioni.
Attualmente il Museo ha sede al secondo piano dell'edificio di Botanica della Città Universitaria dove svolge un'intensa attività in linea con i molteplici ruoli propri di un moderno Museo naturalistico. Oltre ad attività di conservazione, incremento e catalogazione informatizzata delle collezioni, il Museo Erbario ospita esercitazioni per diversi corsi universitari e mette a disposizione le collezioni per studi scientifici, per Tesi di Laurea e di Dottorato di Ricerca, accogliendo ogni anno numerosi studenti e ricercatori italiani e stranieri. Il Museo inoltre invia informazioni su richiesta a studiosi di tutto il mondo, ospita visite guidate per scuole di ogni ordine e grado previa prenotazione, partecipa a mostre e giornate di studio, partecipa a progetti finalizzati alla diffusione della cultura scientifica e promuove attività editoriale su temi botanici.
Il Museo Orto Botanico si estende su una superficie di 12 ettari sulla sponda destra del Tevere, fra Via della Lungara e il colle del Gianicolo, occupando parte dell'Ager Vaticanus, che in antico era una zona suburbana. Le testimonianze storiche e archeologiche sono numerose e aumentano la capacità attrattiva dell'Orto favorendo l'integrazione tra le collezioni botaniche e il patrimonio storico della città di Roma.
Le origini dell'Orto si possono far risalire a Papa Alessandro VII (1655-67) il quale si prodigò affinché l'Università avesse il suo Orto Botanico, svincolato da quello vaticano, stabilendo la sede in un'area alle spalle della Fontana Paolina sul Gianicolo. Nel 1820 la sede fu spostata nel giardino di Palazzo Salviati alla Lungara e, dopo l'Unità d'Italia, nel giardino dell'ex convento di S. Lorenzo in via Panisperna.
La sistemazione definitiva nel giardino di Palazzo Riario-Corsini risale al 1883, quando la proprietà passò allo Stato. Il primo nucleo del Palazzo Corsini fu costruito dal cardinale Raffaele Riario nel 1511. L'ampio giardino dietro il Palazzo si sviluppava verso il Gianicolo fino a Porta San Pancrazio e si estendeva fino all'attuale piazzale Garibaldi. Nel 1736 il duca Nicola Riario Sforza vendette la proprietà al cardinale Neri Corsini e a suo fratello Bartolomeo III. La ristrutturazione del Palazzo e del giardino fu affidata a Ferdinando Fuga nel 1741, il quale riorganizzò l'asse prospettico, estendendolo dal cortile del Palazzo alla “Scalinata delle Undici Fontane”, caratterizzata da cinque vasche digradanti da cui zampillano undici getti d'acqua. La parte basale del giardino era organizzata in una serie di aiuole. C'erano, inoltre labirinti, realizzati con carpini e un “teatro di verzura” con pilastri di alloro ed olmi, con al centro una fontana marmorea, realizzata nel 1742 dallo scultore Giuseppe Poddi.
Nel 1883 Tommaso Corsini vendette allo Stato il Palazzo, destinato a sede dell'Accademia dei Lincei e donò al Comune il giardino e parte del bosco. Quando fu realizzato l'Orto Botanico, la fisionomia del giardino fu alterata e l'accesso dalla Cavallerizza, la cancellata a pilastri disegnata dal Fuga, fu spostato a largo Cristina di Svezia.
Pietro Romualdo Pirotta fu chiamato dal Ministro della Pubblica Istruzione a dirigere l'Istituto Botanico dell'Università di Roma. In quel periodo fu rimessa in uso la Serra Corsini, la serra calda che era servita al tempo dei Corsini per il ricovero invernale delle piante. Nel 1888-89 fu costruita, su progetto di Giulio Podesti, la palazzina adibita a sede della Direzione, precedentemente situata presso l'Istituto in Via Panisperna. Il Professor Pirotta fece trasferire le collezioni di piante da Via Panisperna al nuovo Orto Botanico. Nel 1890 la Serra “Giardino d'inverno”, realizzata nel 1877 dalla Ditta Mathian di Lione, fu riadattata nell'attuale Serra Monumentale, addossata alla palazzina Podesti.
Attualmente l'area in piano dell'Orto riflette l'assetto del giardino storico Riario-Corsini, arricchito con specie arboree, fra le quali numerose palme che disegnano il viale principale. Fra le collezioni, quella delle palme è fra quelle di maggior rilievo per l'elevato numero di entità coltivate all'aperto. La collezione delle gimnosperme occupa parte della zona collinare e comprende numerose specie inserite nella Red List della IUCN (l'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura). Il bosco sempreverde, che si estende nella zona collinare, rappresenta una testimonianza della vegetazione che ricopriva in passato il Gianicolo. La collezione dei bambù è fra le più ricche in Europa.
Il disegno del Roseto, che si trova nella parte bassa del colle del Gianicolo, è stato realizzato nel 1994 con una numerazione crescente, che segue lo schema di derivazione delle rose moderne dalle prime rose spontanee. Il Giardino degli Aromi è organizzato in una serie di vasche in muratura che accolgono specie riconoscibili attraverso caratteristiche tattili (ad esempio la pubescenza) o olfattive (l'aroma) e corredate da cartellini in Braille. Gli ambienti acquatici sono rappresentati da piccole cascate, da un ruscello e da un piccolo lago nella parte bassa, vicino alla Serra Corsini. Il Giardino Giapponese è stato realizzato su progetto dell'architetto Ken Nakajima ed è caratterizzato, secondo un modello orientale, da giochi d'acqua, piccole cascate, due laghetti e una pagoda.
La Banca del Germoplasma dell'Orto Botanico è uno dei nodi della RIBES, la Rete Italiana Banche del Germoplasma per la Conservazione ex situ della Flora Spontanea Italiana, che per le tecniche di conservazione fa riferimento ai Kew Gardens. La Banca effettua scambi di semi con gli Orti Botanici in Italia e nel mondo.
Per quanto riguarda la divulgazione, le strategie gestionali dell'Orto sono mirate a valorizzare la diffusione delle conoscenze botaniche. A tal fine il Centro Visite accoglie e organizza le richieste di singoli e di scuole di ogni ordine e grado.
Quadro I.1 - PROPRIETÀ INTELLETTUALE
Quadro abilitato in compilazione per il livello di aggregazione dati dell'Ateneo
Quadro abilitato in compilazione per il livello di aggregazione dati Ateneo
Quadro I.2 - SPIN-OFF
Quadro abilitato in compilazione per il livello di aggregazione dati dell'Ateneo
Quadro I.3 - ATTIVITÀ CONTO TERZI
Quadro I.4 - PUBLIC ENGAGEMENT
Quadro I.5 - PATRIMONIO CULTURALE
N. | Denominazione del sito | Soggetto con cui si è in convenzioneo o che autorizza lo scavo | Budget impegnato per la gestione dell'attività nell'anno | Totale finanziamenti esterni ottenuti per la realizzazione della scavo | Finalità della convenzione/ autorizzazione | Numero di giorni di apertura nell'anno | Presenza sistema rilevazione presenze | N.ro di visitatori nell'anno | N.ro di visitatori nell'anno paganti |
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
1. | Mulhuli Amo (Eritrea) | Northern Red Sea Regional Museum di Massawa | 25.000 | 0 | Altre attività, (Concessione di scavo) | 0 | no | 0 | 0 |
2. | Don Julio (Punta Rucia; Repubblica Dominicana) | Museo del Hombre Dominicano di Santo Domingo | 7.600 | 5.800 | Altre attività, (Il Prof. Alfredo Coppa opera in qualità di Investigador Asociado del Museo del Hombre Dominicano, Ministero degli Affari Esteri DGSP VI - Missioni archeologiche, antropologiche, etnologiche) | 0 | no | 0 | 0 |
3. | El Mekta (Tunisia) | INP Institut National du Patrimoine, Tunisi | 5.400 | 5.400 | Altre attività, (Protocollo Esecutivo di Accordo Quadro, Ministero degli Affari Esteri DGSP VI - Missioni archeologiche, antropologiche, etnologiche) | 0 | no | 0 | 0 |
4. | Ain Dfali (Marocco) | INSAP Institut National du Patrimoine, Rabat | 6.000 | 1.500 | Altre attività, (Protocollo Esecutivo di Accordo Quadro, Ministero degli Affari Esteri DGSP VI - Missioni archeologiche, antropologiche, etnologiche) | 0 | no | 0 | 0 |
N. | Nome della struttura di gestione | Numero di siti museali gestiti dal polo museale | Numero di giorni di apertura nell'anno | Spazi dedicati in mq | Budget impegnato nell'anno | Totale finanziamenti esterni | N.ro di visitatori nell'anno | N.ro di visitatori nell'anno paganti | Presenza sistema rilevazione presenze |
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
1. | Polo museale Sapienza | 20 | 200 | 130.810 | 110.000 | 0 | 75.000 | 43.000 | si |
Quadro abilitato in compilazione per il livello di aggregazione dati Ateneo
Quadro I.6 - TUTELA DELLA SALUTE
Quadro I.7 - FORMAZIONE CONTINUA
Quadro I.8 - STRUTTURE DI INTERMEDIAZIONE
Quadro abilitato in compilazione per il livello di aggregazione dati Ateneo
N. | Ragione sociale | Anno di inizio partecipazione | Finalità prevalente | Tra i primi 10 dell'Ateneo |
---|---|---|---|---|
1. | ALMALAUREA | 2000 | Servizi di placement (es. Almalaurea), | |
2. | COINFO - consorzio Interuniversitario sulla Formazione | 1996 | Gestione di attività di formazione e networking legate alla valorizzazione della ricerca (es. NetVal), | Si |
3. | COSMESE - Consorzio Interuniversitario per lo Studio dei Metaboliti Secondari Naturali | 2004 | Trasferimento tecnologico (distretti tecnologici e centri di competenza tecnologica), | |
4. | CUIA - Consorzio Interuniversitario Italiano per l'Argentina (CUIA) | 2004 | Gestione di attività di formazione e networking legate alla valorizzazione della ricerca (es. NetVal), | |
5. | Consorzio Sapienza Innovazione | 2006 | Trasferimento tecnologico (distretti tecnologici e centri di competenza tecnologica), | |
6. | CINBMP- Consorzio interuniversitario Nazionale per la Biologia Molecolare delle Piante | 1992 | Trasferimento tecnologico (distretti tecnologici e centri di competenza tecnologica), | |
7. | NETVAL - Network per la Valorizzazione dei risultati della ricerca universitaria | 2007 | Gestione di attività di formazione e networking legate alla valorizzazione della ricerca (es. NetVal), | |
8. | CINECA Consorzio interuniversitario | 2009 | Trasferimento tecnologico (distretti tecnologici e centri di competenza tecnologica), | Si |
9. | RIBES Rete Italiana Banche del germoplasma per la conservazione ex situ della flora spontanea italiana | 2005 | Gestione di attività di formazione e networking legate alla valorizzazione della ricerca (es. NetVal), | |
10. | TELMA SAPIENZA | 2006 | Gestione di attività di formazione e networking legate alla valorizzazione della ricerca (es. NetVal), |